Il 17 marzo Timothy Gallwey, l’ideatore del Coaching e del metodo dell’Inner Game, teneva la lectio magistralis agli iscritti al Master in Business Coaching erogato da Noema HR.
Ecco un paio di riflessioni a caldo di alcuni dei partecipanti. Buona lettura!
Aurelio Agnusdei – Managing director GRENKE Locazione
L’incontro di oggi è stato molto appassionante, ci ha dato modo di toccare con mano alcuni aspetti teorici che stiamo affrontando durante il Master. Ne abbiamo avuto una dimostrazione eclatante. Scherzando con i colleghi dicevo che avere una sessione di un master con Timothy Gallwey è come andare al catechismo dal Papa. A posteriori confermo questa mia aspettativa. Ci ha spiegato in pochissime parole qual è il nucleo vero del concetto di Coaching.
Il Coaching richiede un grande lavoro su se stessi nello spogliarsi di quelli che sono pregiudizi e sovrastrutture e lui questo oggi ce l’ha passato in maniera molto forte ed è l’aspetto che più mi colpisce e mi aiuta nella vita professionale e privata.
La difficoltà per me maggiore è quella di spogliarmi dei panni usuali di papà, marito, professionista per entrare in quelli del Coach, perché non è un passaggio semplice, è qualcosa per cui ci si deve preparare. Sicuramente questa è la difficoltà maggiore.
Franco Morelli – HR Business Partner Gruppo AVIVA
L’ho trovato molto appagante per il fatto che c’è una connessione tra mondo personale e mondo aziendale, tra mondo professionale e mondo ludico, quindi mi ha portato molto del lavoro che si può trasmettere come persona anche all’interno del contesto aziendale.
Il fatto di potersi sbloccare, di poter provare a fare qualsiasi cosa che non si sia mai fatta in passato, il fatto di non avere alcun tipo di barriere. Credo sia questione del desiderio, quanto più si fa scattare il desiderio di fare qualcosa, tanto più questa cosa diventa facilmente realizzabile. C’è stato un passaggio molto importante sulla distinzione tra bisogno e desiderio. Quando c’è un forte desiderio, c’è anche la forte volontà di mettersi in gioco e superare quelle che sono le resistenze naturali.
Credo che non sia facile, ma credo sia fondamentale perché siamo sempre una persona unica. È difficile scindersi tra la persona e il professionista e quindi nella misura in cui si capisce che anche in azienda ci sono persone e noi stessi lo siamo, si entra in una dinamica diversa di relazione ed entrando in una dinamica diversa di relazione si facilita un po’ il cambiamento anche a livello organizzativo.